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9 Novembre 2018Dietro il bancone del bar che porta il suo cognome e la sua eredità ci sono delle foto in bianco e nero che ritraggono il maestro gelataio e pasticcere Antonio Matteo, per tutti Uccio, sempre intento a fare una cosa: lavorare. Già questo basterebbe per capire chi era il papà del gelato Mafalda: un appassionato del suo mestiere, e uno dei protagonisti di quella che a me piace chiamare “la scuola di pasticceria galatinese” ( di cui ho già parlato qui).
Questa inequivocabile impressione, poi, mi è stata confermata dal nipote Luca Bandello ” in pratica per lui lavorare era quasi un diverimento. La notte si svegliava alle due per andare in laboratorio e preparare la pasticceria da mettere poi in vendita la mattina seguente. Era una persona mite, di poche parole che, a differenza di molti altri suoi colleghi non era per nulla geloso delle sue ricette che più volte ha condiviso senza remore. E poi, era la persona più buona che io abbia mai conosciuto”.
Classe 1921, Antonio apparteneva ad una delle famiglie galatinesi ( provincia di Lecce) dei “focari”, ovvero proprietari di fabbriche di fuochi d’artificio e, proprio a causa di un incidente nella fabbrica di famiglia rimane orfano dei genitori ben presto. Nel 1934 diventa pasticcere gelataio, mestiere che porta con sè anche durante la seconda guerra mondiale prestando servizio come cuoco.
come nasce il gelato Mafalda
“Letto di cioccolata, copertura di nocciola, cuore di cassata alla «Matteo» fatto di fior di panna fresco impreziosito da gocciole di cioccolato, dorato croccante e stille inebrianti d’essenza liquorosa” basterebbe questa presentazione per dare l’idea di quanta dedizione e passione c’è dietro questo prodotto, certificato P.A.T. ( Elenco Ministeriale Prodotti Agroalimentari Tradizionali ) dal 2009.
E la storia della sua nascita lo riconferma: siamo nel 1955, Uccio è ritornato a Galatina dopo un’esperienza in Venezuela, dove ha gestito insieme ad un suo amico il “Bar Roma” . Qui aveva testato la bontà e l’apprezzamento per un pezzo di gelato, lì chiamato «SantaFè», al gusto di cocco, cremolata, e cassata “alla Matteo” . Decide quindi di replicare quella invenzione modificandone però i gusti di cocco e cremolata che per quesi tempi erano considerati troppo “esotici”. Per il nome, invece, è stato ispirato dalla strada che percorreva ogni giorno in bicicletta nel tragitto per andare a lavoro: via Principessa Mafalda.
le altre sue specialità: pasta reale cotta, Elisè e granita al limone.
Parlare di Antonio “Uccio” Matteo solo riferendosi al gelato Mafalda è però riduttivo. Il suo nome e la sua memoria sono strettamente legati anche all’ Elisè ( inzialmente chiamata semplicemente Elisa), sublime incontro tra caffè, la cremolata che da una punta di cannella.
Ancora viva nel ricordo di chi ha vissuto quegli anni anche la granita di limone, fatta solo ed escluviamente con un certo tipo di limoni a garanzia di sapore e colore costanti, e soprattutto la pasta reale cotta, variante della classica pasta di mandorla lavorata e raffinata così minuziosamente da non sentire quasi per nulla la presenza dello zucchero.
Dal minibar al Matteo cafè
Il primo storico laboratorio di Uccio è stato quello del “minibar” in pieno centro galatinese: un punto di riferimento per quasi tutta la città che . Nel 1989 Uccio va in pensione e dedice quindi di chiudere l’attività ( anche se continuerà comunque a sperimentare e coltivare la sua passione).
Nel 2001 il genero Pino insieme ai nipoti Luca e Barbara decide di fondare il “Matteo cafè” per non perdere la grande eredità del nonno: Barbara, in particolare, diventa la persona su cui riversare tutta la sapienza e l’esperienza guadagnata in anni e anni di pasticceria, mentre Luca è il riferimento principale per la promozione, la valorizzazione e la difesa di un’arte dolciaria conosciuta e riconosciuta da tutti.
I riconoscimenti
Sono innumerevoli i prestigiosi riconoscimenti di cui è stato insignito: Cavaliere di Malta ad Honorem, Cavaliere della Repubblica Italiana, Commendatore della Repubblica, Onorevole al Parlamento Mondiale per la Pace nel Mondo, finendo al titolo nobiliare di Barone Tutti ottenuti grazie al potere del passaparola generato dalla qualità della sua pasticceria e gelateria: basti pensare che le sue specialità si sono viste spalancare le porte dei palazzi del potere e anche quelle vaticane.
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Photo credits: Luca Bandello