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il salento e il miele: un’affinità elettiva in rinascita. Alcuni consigli per acquistarlo consapevolmente

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Un tempo c’erano “le ucche”, blocchi di pietra leccese appositamente scavata per ospitare le api, oggi ci sono le arnie, ma il legame tra il salento e il miele, o comunque con l’apicoltura in generale, ha origini molto antiche. Così come accadeva con gli ulivi, il grano, o i legumi, quasi tutte le famiglie salentine avevano la propria famiglia di api che curavano per poterne ottenere il miele, abitudine andata a perdersi con l’arrivo della standardizzazione dell’agricoltura e conseguente perdita degli ecotipi locali.

Fortunatamente, però, da un paio di anni i salentini pare si stiano re-innamorando delle api e dell’apicoltura. Parola di Apis associazione di apicoltori pugliesi, che organizza corsi di formazione per aspiranti apicoltori, professionisti o amatoriali, nel corso dei quali trasmettono teorie e tecniche per un’apicoltura biosostenibile, che cioè riduca al minimo l’intervento dell’uomo nel perfetto microcosmo di un sistema alveare.

L’obiettivo principale di questa associazione è quello di creare una rete di piccoli apicoltori consapevoli dell’importante ruolo che le api svolgono nel sistema ambientale e agrario, e per questo attenti alle modalità e alle tecniche di apicoltura non volte solo alla massimizzazione del profitto.

Il territorio salentino, dal canto suo, favorisce naturalmente questa attività grazie alla resistenza di alcune zone boschive, al clima e alla presenza di frutteti e agrumeti. Il miele del Salento prende, infatti, i profumi e i sapori dalla grande varietà di fiori presenti nella sua macchia mediterranea, come il timo, l’asfodelo, il fieno greco, gli agrumi, il corbezzolo, il carrubo e in alcune zone costiere l’ origano selvatico.

Per preservare e incentivare la produzione di miele di qualità, diventa anche in questo caso fondamentale essere consumatori attenti e consapevoli attraverso questi piccoli accorgimenti:

1. comprare sempre prodotti locali da produttori di fiducia

2. Il miele non è tutto uguale. Ogni stagione conferisce al miele colore, sapore e intensità differenti. Diffidare dai mieli che hanno queste caratteristiche sempre uguali.

3. La consistenza dura o morbida non pregiudica la qualità, anzi ne è una garanzia. La consistenza dipende dalla varietà e dal conseguente rapporto di glucosio e fruttosio presente nel miele. Se c’è una quantità maggiore di glucosio cristallizza e si solidifica.

In ultimo un piccolo ma fondamentale accorgimento per la consumazione appreso proprio durante uno dei corsi di formazione di Apis: non utilizzare il miele ad alte temperature, e non scioglierlo mai in liquidi ( latte, tè o tisane) con temperatura superiore ai 30° perchè oltre questa soglia le proprietà antibiotiche ed emollienti del miele.

salento e il miele

“le ucche”: antiche arnie salentine

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