Acqua, farina, lievito e manualità: imparariamo l’arte delle pittole!
10 Novembre 2017a dicembre siamo tutti più buoni ( o più stressati) . Il calendario delle stagioni in cucina
1 Dicembre 2017Negli ultimi mesi mi sono appassionata sempre più al mondo agricolo e agroalimentare salentino e uno dei motivi principali per cui ne sono tanto affascianata è la ricchezza di storia e di storie che si possono trovare. Tra queste, in particolare, le vite dell’esercito di giovani e brillanti menti che sta riversando le proprie energie e le prorie capacità nell’arte agricola. Sono dei soldati silenziosi dal passo felpato che giorno dopo giorno si dedicano alla terra come si prenderebbe cura della propria madre un pò acciaccata per gli anni di incuria ma ancora vitale e produttiva.
Marco fa parte di questo esercito, l’ho incontrato per caso durante un divertente aperitivo rurale insolente dove lui, insieme a tanti altri ragazzi, esponeva il proprio banchetto con i propri ortaggi rigorosamente a coltivazione organica e/o biologica. 29 anni, una lunga cascata di dred che cadono sulle spalle e un accento da salentino che ha vissuto fuori per molto tempo: ha infatti conseguito una laurea in lingue ( inglese e spagnolo) all’università di Urbino. Ed è proprio dopo aver raggiunto questo traguardo che Marco ha scelto di ritornare nella sua terra e intraprendere una “vita da furese”
Perchè vivere da furese in salento con una laurea in lingue ?
Gli ho chiesto molto candidamente con lo stupore di una trentenne laureata come tante altre. ” Subito dopo la laurea io e la mia ragazza ci siamo poste tante domande sul nostro futuro e ci siamo resi conto che le possibilità lavorative sia per me che per lei sartebbero state molto scarse rimanendo ad Urbino o andando altrove. Abbiamo considerato anche la qualità di vita che avremmo avuto in un altro posto lontano da qui e solo il pensiero ci faceva star male. Tornando in salento, poi, le difficoltà per lavorare nel settore per cui abbiamo studiato non mancavano così come non sarebbero mancate dedicandoci all’agricoltura. Così ho deciso di investire nella terra, che in un modo o nell’altro gratifica sempre.
Con la passione per la campagna ereditata dal nonno, Marco dal 2015 ha vari appezzamenti di terreno che coltiva con una dedizione e una passione chiaramente distinguibile dalle sue parole. Specialmente quando spiega la differenza tra agricoltura organica e biologica, i due metodi di lavorazione che ha scelto per la sua terra: il primo caso non si utilizza nessun fertilizzate e antiparassitario ma le concimazioni vengono fatte daghli scarti alimentari vegetali, quelli secchi ciome il fogliame e il letame, mentre il biologico utilizza prodotti a ridotta base sintetica ( rispetto ai prodotti derivanti da agricolutra intensiva) consentiti dalla normative vigente.
“Poggiamo i piedi sulla terra per tutta la nostra esistenza e con la testa che guarda in alto“.
Durante il nostro breve incontro, con queste semplici parole, mi ha regalato la chiave per guardare il mondo dalla sua prospettiva, da cui ruralità e lentezza non sono sintomo di inefficenza bensì di efficacia, dove si fanno le cose bene rispettando che i frutti siano maturi prima di agire.
Mentre mi racconta tutto questo mi sembra di vedere i suoi due bambini correre a piedi scalzi tra le zolle di terra rossa neretina, gridare di gioia per un bruco dispettoso, sbarrare gli occhi di meraviglia per la prima fragolina appena nata, e imparare giorno dopo giorno che ogni cosa ha il suo tempo, e la sfida più difficile che si troveranno ad affrontare sarà riconoscere quando sarà arrivato il momento giusto.
Se volete condividere con Marco la passione per il cibo sano prodotto rispettando la terra, vi aspetta il venerdì al mercato settimanale di Nardò o direttamente nella sua azienda agricola contattandolo qui