5 motivi per cui ho scelto di restare in Salento
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19 Settembre 2017Siamo ciò che mangiamo. In senso psicofisico, è ovvio, ma anche in termini culturali, economici, ambientali, paesaggistici, di sviluppo e di conservazione del patrimonio naturale territoriale. Pensandoci bene ogni nostra singola scelta alimentare, sia di una materia prima che di un prodotto lavorato, comporta delle ricadute a largo raggio su tutto il sistema di produzione e lavorazione di quel prodotto stesso.
Ad esempio, un consumatore attento e consapevole alla qualità del cibo che porta sulla sua tavola, deve porsi delle domande sull’origine delle verdure che compra, il metodo di coltivazione, se la sua produzione rispetti o meno la biodiversità naturale del territorio di provenienza e, soprattutto, se l’economia derivante dalla sua commercializzazione rispetta il lavoro degli agricoltori, i braccianti e di tutta la filiera che l’ha portata fino a noi.
Come è ovvio, dare risposte a tutte queste domande mentre siamo in coda al supermercato è difficile o pressochè impossibile sia per motivazioni pratiche ( se dovessimo soffermarci a chiedere informazioni su ogni prodotto non ne usciremo più ) che tecniche (molte di queste informazioni non ci sono nelle etichette dei prodotti presenti sugli scaffali).
Una risposta a quel consumatore attento e consapevole può essere l’economia di prossimità, cioè provvedere alla propria sussistenza facendo riferimento ai produttori presenti nella comunità di appartenenza, a patto che essi rispettino la biodiversità del territorio, lo tutelino utilizzando metodi di coltivazioni non invasivi e difendino il patrimonio biologico e culturale di ogni singolo prodotto, il cui valore è stato messo a dura prova negli ultimi decenni dalla grande distribuzione e dall’affermazione dell’economia neoliberista.
Nel Salento sono tante le persone che, lavorando ogni giorno la terra da cui traggono frutto, progettano un modo di vivere differente che possa regalare un nuovo futuro al territorio lontano dai modelli di sviluppo che fino ad oggi hanno deteriorato il paesaggio e la ricchezza salentina.
Nella “Guida Salento Km0 – Coltivatori di cambiamento” sono raccontate le loro storie dando all’opportunità a lettore di avvicinarsi in prima persona alle loro realtà in continua crescita. Tutti loro hanno sottoscritto il Manifesto per l’agricoltura naturale in cui, oltre a praticare un’agricoltura naturale senza l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi, ci si impegna a garantire la qualità del prodotto finale attraverso condotte trasparenti e sistemi di controllo condivisi.
Al centro di questo meraviglioso mondo c’è la Rete Salento Km0, che dal 2011 è impegnata sul territorio per la conoscenza del patrimonio ambientale e culturale della provincia di Lecce e la creazione di una Rete di economia solidale basata sul rispetto dell’intero ecosistema, sull’autodeterminazione alimentare, sulla consapevolezza di ciò che si mangia, sulla filiera corta.
Nella pubblicazione, curata da Francesca Casaluci e Tommaso Faggiano, si possono ri-scoprire le varietà antiche di legumi, frutti e ortaggi che possono essere considerati i nostri “gioielli di famiglia” da preservare, tramandare e gustare. La patata sieglinda di Galatina, il pisello nano di Zollino, la Lenticchia di Soleto e l’arancia Piattello di Alezio sono solo alcuni esempi.
La Guida è disponibile fino al 30 settembre in edicola insieme al periodico “Qui Salento”.